Prevenire è meglio di curare, quante volte hai sentito ripetere questa frase?

 

La mia esperienza nel settore osteopatico e fisioterapico mi fa pensare che sebbene sia un messaggio valido, ancor oggi, è in gran parte inascoltato; opinione comune è quella di rivolgersi ad un terapeuta per questioni legate alla propria salute solo in presenza di un sintomo o di un dolore.

La prevenzione può essere di tre tipi: primaria, secondaria e terziaria.

La prevenzione primaria tende ad impedire o prevenire l’instaurarsi della malattia, agendo preventivamente sui fattori di rischio. Il campo d’intervento della prevenzione primaria è molto vasto, ma può essere sintetizzato in tre ambiti principali. Innanzitutto nell’ambito della scuola materna ed elementare, dove è possibile intervenire all’origine su quegli atteggiamenti errati che se non corretti potrebbero evolvere in scoliosi, varismi e valgismi a carico delle ginocchia, dorsi curvi ecc. Un secondo momento di particolare rilievo è senza dubbio quello che riguarda le donne che si avvicinano alla menopausa dove la prevenzione assume il compito di attenuare e allontanare il rischio dello sviluppo dell’osteoporosi negli anni successivi. Non meno importante è infine il vasto campo della correzione delle posture scorrette causate da atteggiamenti errati legate alle attività lavorative, sportive, dimorfismi, ecc. situazioni che, se non corrette, possono creare il presupposto per un quadro artrosico.

La prevenzione secondaria si identifica con l’attuazione di tutti quei provvedimenti atti a impedire, attenuare o ritardare le alterazioni connesse con l’evoluzione della malattia. Gran parte delle malattie reumatiche sono ad esempio patologie degenerative irreversibili. E’ chiaro come al danno iniziale causato dalla patologia fanno seguito una serie di problematiche ad esso correlate, che si sviluppano come reazione per attenuarne la sintomatologia ed anche e soprattutto come riflesso al dolore stesso. In queste patologie il dolore gioca infatti un ruolo fondamentale diventando un fattore di disabilità spesso più invalidante della patologia stessa.

La prevenzione terziaria infine cerca di ottenere il recupero del paziente già invalido riducendo l’entità del danno già in atto.

 

 

Movimentazione manuale dei carichi

 

In ambito lavorativo è un diritto del lavoratore far rispettare le norme relative per la propria sicurezza. 

Molti lavoratori ignorano queste norme, a volte arrivando a trascurare i primi sintomi quali cervicalgie o lombalgie, correndo poi il rischio di causare danni di varia entità e di vario genere alla colonna e, più in generale, al sistema muscolo-scheletrico (protrusioni/ernie discali, artrosi, tendinopatie etc.). Tali norme sono ovviamente consigliate anche alla casalinga che va a fare la spesa e che carica/scarica le bottiglie dell'acqua dal vano portabagagli dell'auto. Molti pazienti che si sono rivolti a me per un trattamento hanno riferito come episodio scatenante il dolore, proprio una movimentazione dei carichi errata; meglio evitare torsioni del busto mentre si trasporta un peso, meglio flettere le ginocchia che la schiena, il peso deve essere tenuto il più vicino possibile al proprio corpo ed in maniera tale che il carico sia equamente distribuito senza pendere da un lato. Se la superficie di appoggio dove si cammina è instabile anche il trasporto di piccoli carichi può diventare problematico.

 

 

A casa o lavoro le regole sono le stesse se si vogliono evitare fastidi e disturbi alla postura e non solo. Anche in questi casi la prevenzione è infatti fondamentale. Anzitutto la postura corretta al pc richiede attenzioni al monitor ed al piano di lavoro. In particolare, lo schermo dovrebbe avere un’inclinazione di 10/20 gradi, invece, la distanza dagli occhi dovrebbe essere compresa tra i 50 e i 70 cm.

Per evitare problemi alla cervicale evitate anche di abbassare troppo e spesso il collo. Infine, tutti i dispositivi in uso (come il mouse) devono essere sullo stesso piano di lavoro. La postura corretta al pc riguarda anche le spalle che vanno tenute basse e con il torace rilassato. La seduta da lavoro dovrebbe poi essere dotata di braccioli su cui poggiare gomito e braccia. Inoltre la sedia deve essere ergonomica, girevole e regolabile, sia in altezza che nell’angolazione.

La postura corretta davanti al pc è con la schiena ben poggiata allo schienale e i piedi fissi a terra. L’angolo di regolazione dello schienale deve essere a 90 gradi con la seduta. Anche le ginocchia dovrebbero formare un angolo di 90 gradi tra coscia e gamba. La postura corretta al pc si completa con i piedi ben poggiati a terra o su un poggia piedi.

Particolare attenzione va posta alle superfici riflettenti che sarebbero da evitare, sia che si tratti del tavolo di lavoro che di luci sullo schermo. Meno si stanca la vista e tanto meno si incorre in problemi relativi alla cervicale o di mal di testa. E' quindi opportuno utilizzare gli occhiali qualora siano indicati da un' oculista.

Comune errore delle persone con difetti alla vista di presbiopia (la presbiopia, a causa di una riduzione dell'ampiezza di accomodazione, si manifesta con visione sfocata e annebbiata da vicino, migliorabile allontanandosi da ciò che si osserva od aumentando la illuminazione) è di utilizzare gli occhiali con lenti bifocali sollevando il mento ed iperestendendo il tratto cervicale.

 

Postura corretta quando si dorme

 

Quante volte ci siamo lamentati del cuscino? E’ troppo duro, è troppo morbido, è troppo alto o troppo basso. Il cuscino giusto è importante per dormire bene, perché quando andiamo a dormire scarichiamo su di esso le tensioni della giornata e il guanciale sostiene la testa per almeno un terzo della nostra vita. Ecco perché trovare il cuscino giusto è così importante. Ma come sapere qual è il cuscino adatto a noi? Prima di tutto è utile capire in che posizione dormiamo. A seconda della posizione sapremo qual è il giusto sostegno per la nostra colonna vertebrale.

Dormire supini. Chi dorme con la pancia rivolta verso l’alto dovrebbe preferire cuscini bassi o morbidi che evitino il piegamento smisurato del collo in avanti. 

Dormire su di un fianco. Chi dorme così deve utilizzare un cuscino più alto e rigido, che copra la distanza tra la spalla e l’orecchio appoggiato al cuscino. 

Dormire proni. Ovvero dormire sulla pancia. Per questa posizione è adatto un cuscino piuttosto basso o piatto per evitare tensioni alla colonna vertebrale; un’altra soluzione è quella di dormire senza cuscino e con uno sotto la pancia per evitare eventuali mal di schiena. 

La regola che vale per tutte le posizioni è che spalle e testa devono essere allineate evitando che la testa sia piegata troppo in avanti o troppo all’indietro. La spina dorsale deve avere la possibilità di distendersi al massimo e nella maniera più naturale possibile. Dormire nella posizione corretta e con il cuscino giusto, poi, aiuta anche a combattere disturbi come la cervicale, la rigidità, problemi di respirazione notturna. 

Ecco alcune cose da sapere quando si sceglie un cuscino: I cuscini di lana sono sempre meno utilizzati e diventano rigidi con il tempo. Inoltre, non sono adatti a chi soffre di asma e di allergie (così come i cuscini in piuma d’oca, morbidissimi ma non adatti agli allergici), che deve invece preferire cuscini in lattice. Questi ultimi, però, per la loro rigidità possono causare problemi per chi soffre di cervicale, che deve invece optare per un cuscino in microfibra ( il peso della testa si distribuisce in maniera omogenea e si adatta alla curvatura della spina dorsale) oppure i Memory foam, cuscini che memorizzano la forma della testa e del collo e si adattano perfettamente ai movimenti. La gommapiuma, infine, è comoda, pratica e igienica, ma d’estate troppo calda. Il cuscino andrebbe cambiato almeno ogni due anni.

 

Warm-up prima dell'attività fisica

 

Il Riscaldamento, in lingua inglese Warm-up, è una pratica eseguita prima della prestazione fisica-sportiva per consentire al corpo di riuscire ad affrontare il vero e proprio allenamento nelle migliori condizioni possibili, preparandolo, migliorando la prestazione fisica e riducendo il rischio di infortuni.

Anche se non strettamente parte dell'allenamento fisico, il riscaldamento è una componente molto importante della pratica sportiva. La sua definizione fisiologica è incrementare la temperatura dei muscoli e del sangue rappresentando la fase di transizione dal riposo all'attività. Semplificando, si potrebbe descrivere come la preparazione fisica e mentale all'attività fisica. Le principali finalità del riscaldamento sono, aumentare la vasodilatazione, l'approvvigionamento di sangue ai muscoli e di conseguenza favorire l'apporto di nutrienti e lo scambio gassoso al muscolo in attività, aumentare gli impulsi nervosi al muscolo, migliorare lo smaltimento delle scorie, e aumentare la temperatura corporea per fare in modo che l'attività degli enzimi responsabili della produzione di energia possa essere ottimizzata. Si ritiene che l'innalzamento della temperatura corporea mediante il riscaldamento migliori la funzione muscolare portando ad una maggiore elasticità muscolare, una maggiore resistenza del tessuto muscolare alle lacerazioni, rilassatezza muscolare, una maggiore estendibilità del tessuto connettivo all'interno del muscolo, un decremento della viscosità muscolare, un aumento del tasso metabolico e dell'estendibilità dei tessuti molli. Di conseguenza viene ritenuto un metodo indicato per prevenire gli infortuni grazie all'aumento dell'elasticità dei muscoli e tendini. L'aumento della temperatura ha anche un significativo effetto positivo sulla forza e potenza muscolare, e migliora la reattività ed il tasso di sviluppo della forza. Questa fase prepara il corpo per l'attività fisica intensa, migliorando le proprietà metaboliche del muscolo (produzione di ATP), l'efficienza meccanica della contrazione muscolare e la produzione di forza. Un aumento della temperatura corporea durante il riscaldamento può aumentare la flessibilità muscolare anche del 20%.

È stato suggerito che la pratica del riscaldamento tradizionale (attivo) pre-esercizio prepara il corpo all'allenamento fisico, migliora la prestazione fisica, aumenta l'assorbimento dell'ossigeno, diluisce la produzione di lattato durante l'attività, riducendo l'abbassamento del pH, e quindi riducendo il fenomeno dell'acidosi. L'acidosi rappresenta l'eccessivo accumulo di ioni idrogeno (H+) che causa un aumento dell'acidità, quindi un abbassamento del pH nel sangue e nel muscolo, che è correlato alla produzione di acido lattico. L'incremento dei livelli di acido lattico è stato associato alla fatica muscolare. Di conseguenza, la fatica neuromuscolare può portare ad una riduzione della capacità del muscolo di produrre forza. Esso migliora l'efficienza della risposta cardiovascolare e può contribuire a prevenire una serie di problematiche e irregolarità cardiovascolari riscontrabili con un'attività fisica intensa e improvvisa. Il riscaldamento dovrebbe durare da un minimo di 5 ad un massimo di 20 minuti in base al tipo di allenamento previsto. La durata del riscaldamento può variare notevolmente, a seconda dell'intensità dell'attività fisica, delle condizioni ambientali, e del livello di forma fisica dei soggetti. Un basso grado di allenamento aerobico richiede un breve riscaldamento, mentre un'attività fisica potente o intensa necessita di un maggiore riscaldamento.